Con l’approvazione del Decreto sui combustibili alternativi, ancora una volta si è persa l’occasione per evolvere verso una mobilità veramente sostenibile, a impatto ambientale quasi nullo ed a bassissimo costo, come quella elettrica, ponendo più che mai l’accento sul peso che hanno le lobbies nella scelta strategica nazionale sulla mobilità.
Puntare su infrastrutture eroganti gpl e gnl, in luogo dei punti di ricarica dei veicoli elettrici è alquanto bizzarra. Il costo di una colonnina, infatti, è praticamente irrisorio rispetto all’investimento in impianti di erogazione del gpl e del gnl.
Inoltre, le emissioni inquinanti dei veicoli a trazione alternativa (gpl e gnl) non sono così diverse da quelle a trazione tradizionale. Un motore che utilizza gpl consumerà, a parità di km percorsi, una quantità di combustibile maggiore di un motore a benzina o diesel, bruciando maggiori quantità di ossigeno.
É altresì interessante rilevare che le emissioni di anidride carbonica per km tra gasolio e GPL siano pressoché identiche mentre il vantaggio del GPL rispetto alla benzina sia di appena 0,074 g/km. Addirittura con il GPL si emettono più HC (composti organici volatili da idrocarburi) rispetto ad un motore a gasolio e più NOx (ossidi di azoto) rispetto al funzionamento a benzina.
Le voci a favore del GPL, in termini di emissioni, si limitano all’assenza di PM (polveri sottili), aspetto che tuttavia interessa solo i diesel e all’assenza di benzene.
Che dire… se le scelte che la politica pone come obiettivi prioritari per la mobilità nazionale si basano su queste premesse, è ancora lontana la luce in fondo al tunnel.
Ciro Acampora
21 ottobre 2016